Una tematica che mi capita di affrontare spesso in studio riguarda i più piccoli e soprattutto lo svezzamento. Cosa posso dare o non dare al mio bimbo? E in quale momento dello svezzamento?
Premettendo che esistono diverse teorie a riguardo – e oggi non scenderò nel merito – vorrei parlare di due grandi NO dello svezzamento, almeno secondo recenti studi: latte vaccino e carne.
Curioso di conoscere il terzo? Tieniti aggiornato, presto parleremo del Glutine, dell’effetto sulla salute dei bimbi e degli adulti
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Latte vaccino: darlo o non darlo ai bambini?
Oramai tutti sono d’accordo nel ritenere non adeguato il latte vaccino per nutrire i bambini, ecco perché, quando il latte materno non c’è, si utilizzano dei preparati. Questo riguarda sicuramente il suo contenuto di macronutrienti non adatto all’apparato digestivo e sistemi di eliminazione delle scorie dei nostri piccoli.
Ma dopo lo svezzamento? Pensare che passare dal latte materno al latte vaccino sia automatico e giusto, è un errore. Infatti, il latte vaccino, ma anche quello di capra, è eccessivamente ricco di proteine (pari al triplo del latte materno) e troppo povero di ferro e di acidi grassi essenziali (come gli omega 3, fondamentali per lo sviluppo del cervello) per poter essere assunto dai bambini. Affaticherebbe insomma i reni, senza fornire alcuni importanti nutrienti.
Quindi, sembrerà incredibile, ma il consiglio è di non far bere latte ai propri bimbi, almeno fino a tre, quattro anni di età, dopo i quali la domanda sorge legittima: dobbiamo proprio darlo? Anche in questo caso, la risposta è no. Il latte non è un alimento fondamentale per la vita dopo il divezzamento. Certo, il suggerimento è di far assaggiare ai bambini cibi che contengono latte o yogurt per evitare intolleranze future, ma far cenare i bambini, ad esempio, con una tazza di latte, non è raccomandato.
E i latti vegetali?
Latte è per definizione l’escreto della ghiandola mammaria. Il latte di soia, riso, nocciola etc non è dunque un latte ma una bevanda a base di soia, riso, nocciola etc. Ne consegue che non abbia proprietà nutrizionali simili al latte, anche se spesso viene addizionato di minerali, vitamine e carbonato di calcio per renderlo simile al prodotto di origine animale. Spesso è anche ricco di zuccheri o fitoestrogeni (nel caso di quello di soia) per cui non esistono raccomandazioni circa la sua assunzione.
Dunque?
Si consiglia quindi di utilizzare latte di proseguimento dopo il divezzamento qualora il latte materno scarseggi, ed evitare di fornire ai piccoli latte quando saranno più grandi. Non esiste però, una regola. Un po’ di latte ogni tanto non fa male, fermo restando che non ne esiste l’esigenza.
Considerazioni
Oramai il latte non è più considerato la fonte primaria per l’assunzione di calcio in età adulta, sostanza che può essere ricavata da molte altre fonti vegetali più sane ed ecosostenibili.
Si è sentito dire che sia cancerogeno: non esistono in verità studi attendibili che lo confermino né smentiscano. Occorre appellarsi al buonsenso. Eccedere con latte, latticini e formaggi non fa bene a noi, alle vacche sottoposte ad allevamento intensivo e separate dai loro cuccioli appena anti, non fa bene nemmeno al pianeta.
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CARNE
Anche per la carne, pur non esistendo la raccomandazione ufficiale di non introdurla troppo presto, si raccomanda di attendere il primo anno di vita per introdurla, e cosa fondamentale, di non eccedere. Sappiamo infatti che le proteine animali sono ricche di fattori di crescita che possono rivelarsi eccessivi nel bambino, portando ad accrescimento precoce, obesità e predisposizione a tumori. La carne, inoltre, contiene spesso residui di farmaci (come antibiotici, estrogeni) che fanno male agli adulti, figuriamoci ai bambini. Non è raro che si presentino dal pediatra madri che notano una anomala e formazione crescita del seno nelle bimbe piccole: ci sono pareri abbastanza favorevoli che potrebbe essere colpa all’eccesso di carni, a loro volta trattate con ormoni.
Quindi, nel caso della carne, la vera domanda non è quando introdurla, ma quanta. Una piccola quantità, una o due volte la settimana è l’optimum. Ricordarsi, però, di inserire legumi, uova e pesce fresco!
Dott.ssa Deborah Fedele